Sono circa 600mila le cause che saranno interessate dalla conciliazione obbligatoria. È questa la stima di massima fatta al ministero della Giustizia. Stima che potrebbe, tra l’altro, servire a dare concretezza a quell’analisi d’impatto della nuova mediazione di cui il Consiglio di Stato, nel rinviare a via Arenula il testo del regolamento sul registro dei mediatori, ha lamentato l’assenza. Una nuova versione del provvedimento, che viene incontro con alcuni aggiustamenti alle osservazioni critiche dei giudici amministrativi, è stata messa a punto dall’Ufficio legislativo di Angelino Alfano e inviata di nuovo al Consiglio di Stato. Che, a sua volta, probabilmente lunedì esprimerà il suo parere. Compiuto questo passaggio, il regolamento sarà pronto per la pubblicazione in «Gazzetta» e rappresenterà un punto di riferimento obbligato. A quel punto il quadro degli adempimenti tecnici sarà stato completato e un eventuale rinvio del debutto, oggi fissato per il prossimo marzo, potrebbe essere solo il frutto di una decisione politica, magari all’esito del confronto in corso tra Alfano e le organizzazioni dell’avvocatura. Se uno slittamento non ci sarà, il tentativo di conciliazione diventerà obbligatorio in materie chiave per il contenzioso civile come il condominio o i risarcimenti danni da incidente stradale. Di sicuro al ministero non si nasconde la grande attenzione con cui si guarda alla conciliazione, considerata una carta fondamentale da spendere, non solo per far rientrare un gran numero di controversie sul binario di una possibile giustizia alternativa, ma anche per per destinare a quest’ultima quei casi di conflitto che oggi comunque non vengono portate davanti a un giudice, in parte per timore dei costi oppure dei tempi lunghi per arrivare a sentenza. Al ministero si sottolineano così alcuni passaggi del regolamento che testimoniano della serietà, anche della severità, con cui è stato affrontato il fronte degli organismi di conciliazione e di quelli destinati a formare i mediatori (ed è per questi ultimi che la preoccupazione è maggiore). Il provvedimento istituisce alcuni paletti con l’obiettivo di garantire una prestazione efficace sia sul piano della qualità sia su quello della quantità. Quanto al primo aspetto, viene stabilito che il giudice che nega l’omologazione della conciliazione deve trasmettere al responsabile del registro dei mediatori e all’organismo che ha seguito la procedura una copia del provvedimento di diniego. Una misura che sommata con l’obbligo dell’organismo di conciliazione di consegnare alle parti una scheda per la valutazione sulla bontà del servizio ricevuto, da trasmettere compilata al responsabile del registro, ha il chiaro obiettivo di tenere sotto controllo il livello delle prestazioni offerte. A ulteriore garanzia suona poi la previsione di un’esclusione dal registro per l’organismo che ha svolto meno di dieci procedimenti di mediazione in due anni. Espulsione dal registro che impedisce di ottenere una nuova iscrizione prima che sia trascorso un anno. Lo stesso meccanismo delle tariffe dovrebbe servire anche per incentivare l’attivismo degli organismi. È infatti ammessa una riduzione di un terzo degli importi quando nessuna delle controparti di quella che ha introdotto la mediazione si presenta e partecipa al procedimento. Il successo della mediazione, però, porta poi a un innalzamento di un quarto del compenso come pure lo stesso aumento è stabilito nei casi di particolare complessità del caso affrontato. Sul versante della formazione, invece, la serietà dell’offerta agli aspiranti mediatori dovrebbe essere assicurata con la previsione di un limite massimo di partecipanti (30), di un numero minimo di ore (50), di una robusta valutazione finale (4 ore), di un numero minimo di docenti a disposizione (5). Inoltre, i docenti dovranno attestare la loro competenza, producendo almeno tre pubblicazioni scientifiche in materia di mediazione e dimostrando di avere già svolto attività di docenza in materia di mediazione presso ordini professionali, enti pubblici e università.
Fonte: IlSole24ore
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